KISPI, wie weiter?
Il futuro dell’ex ospedale pediatrico di Zurigo
All’Ämtli für Städtebau di Zurigo, ZAS* ha presentato la sua visione per il futuro dell’ex Kinderspital. La serata, introdotta dal film Abriss e da una discussione pubblica, ha messo in questione la demolizione come automatismo e ha riflettuto su cosa significhi oggi riutilizzare, resistere e ripensare in una necessaria Age of Disobedience.
Testo integrale in inglese al seguente link
Il “Kispi” è al centro di un acceso dibattito da quando, nel 2024, l’ospedale pediatrico si è trasferito al Balgrist in un nuovo edificio firmato Herzog & de Meuron, lasciando vuoti 20.000 metri quadrati di terreno e 30.000 di edifici. L’ex complesso di Zurigo-Hottingen, in ottime condizioni, riunisce costruzioni di diverse epoche che raccontano oltre 150 anni di architettura ospedaliera, tra cui spicca il blocco letto del 1968 di Rudolf e Peter Steiger. Un patrimonio ancora adattabile a nuovi usi, ma oggi minacciato da un piano di demolizione per fare spazio al nuovo Zentrum für Zahnmedizin, un progetto da 362 milioni di franchi già segnato da ritardi e in discussione per i costi elevati.
Mentre il Parlamento cantonale ha respinto l’idea di riconvertire l’area in abitazioni, ZAS* propone un’alternativa: trasformare l’ex ospedale in uno Stadthotel Hottingen, sulla scia dell’esperienza dello Stadthotel Triemli, dove edifici destinati alla demolizione sono stati temporaneamente riutilizzati. Un modello che risponde alla carenza di alloggi, al cambiamento demografico e alla migrazione, senza cancellare il costruito.
Nel dibattito, con la partecipazione del regista Jens Franke, del curatore Yuma Shinohara e della professoressa Silke Langenberg, è emersa un’idea condivisa: demolire non può restare la risposta automatica a ogni nuova esigenza. Il fascicolo diffuso da ZAS* ribadisce le ragioni per cui l’abbattimento non ha senso, dall’aspetto architettonico a quello ecologico ed economico, fino alla prospettiva urbana. E invita a ribaltare il paradigma: non cercare il miglior edificio per un programma deciso dall’alto, ma il miglior programma per un edificio che già esiste.
Come ha ricordato Langenberg, i progressi sono lenti e spesso frustranti, ma forse una nuova generazione di “sustainable natives” saprà invertire la rotta. E come ha sottolineato Mariam Issoufou in Abriss, viviamo in un’“Age of Disobedience” che ci obbliga a scardinare paradigmi consolidati se vogliamo davvero andare avanti.
Accanto agli argomenti tecnici e politici, il dibattito ha portato in luce anche un valore intangibile: l’emotionale Wert. Per chi vive il quartiere, il Kispi non è solo un edificio, ma un luogo di memoria collettiva. La sua demolizione significherebbe cancellare non solo un patrimonio architettonico, ma anche un pezzo di identità urbana.
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