«Ab­bia­mo il com­pi­to di sor­ve­glia­re la qua­li­tà del­la for­ma­zio­ne pro­fes­sio­na­le»

L’ordinanza sulla formazione professionale di base Disegnatrice AFC / Disegnatore AFC è stata sottoposta a una revisione totale con l’obiettivo di adattare i contenuti formativi alle esigenze del mercato. Oltre a porre l’attenzione sulla digitalizzazione e sulla sostenibilità, la nuova ordinanza integra nuovi aspetti chiave.

Data di pubblicazione
14-05-2025
Susanne Schnell
specialista Comunicazione/Responsabile contenuti, servizio Comunicazione SIA

La nuova ordinanza sulla formazione professionale di base Disegnatrice AFC / Disegnatore AFC, entrata in vigore all’inizio del 2024, disciplina il percorso formativo di tutti coloro che, dall’estate dello scorso anno, hanno intrapreso il cammino per diventare disegnatori. La revisione è stata affidata a Plavenir che, nel suo ruolo di organizzazione del mondo del lavoro (Oml) svizzera, si impegna nel promuovere e sviluppare la formazione di base e la formazione continua nel campo professionale della pianificazione territoriale e della costruzione. Ad accompagnare la revisione è stata la «Commissione svizzera per lo sviluppo professionale e qualità» (CSSPQ), dove siedono gli esperti del mondo professionale. Nell’intervista, Martin Stuber (presidente di Plavenir), Boris Brunner e Urs Marti (entrambi soci SIA e membri della CSSPQ) offrono uno sguardo sul processo di revisione.

 

Susanne Schnell: signor Stuber, sul sito web di Plavenir si legge che, con la revisione, è stato possibile «modernizzare» la professione delle disegnatrici e dei disegnatori. Significa forse che la formazione non era più al passo con i tempi?
Martin Stuber: Sì e no. Non è che, con la nuova ordinanza sulla formazione professionale di base (ofor), si sia reinventata la professione. Ma è vero anche che la vecchia ordinanza conteneva argomenti che andavano rivisti poiché non rispondevano più del tutto alle esigenze del mercato. Di fatto, le aziende formatrici avevano già constatato, ancora prima che l’ordinanza venisse adattata, che era necessario integrare nella formazione nuovi temi chiave legati alla quotidianità professionale. L’ofor e il piano di formazione presentavano dunque effettivamente delle lacune, soprattutto per quanto riguarda la digitalizzazione e l’ambiente. Detto questo, sono convinto che finora nessun disegnatore abbia fatto il suo ingresso nel mondo professionale impreparato, anzi. E a questo proposito il settore ha svolto un lavoro davvero eccellente.

 

Susanne Schnell: tra le novità, vi è anche l’obbligo di realizzare modelli digitali con l’ausilio di programmi informatici, come pure di svolgere uno stage sul cantiere. Erano due aspetti prima trascurati?
Martin Stuber: L’ultima revisione risaliva a oltre quindici anni fa ed era stata il frutto di un lavoro svolto sull’arco di più anni; insomma, avevamo tra le mani una versione non del tutto in linea con le esigenze, soprattutto per quanto riguarda la digitalizzazione. Ecco perché era essenziale che con la nuova ordinanza il tema venisse finalmente integrato. Lo stage in cantiere non era la prima priorità sulla lista. Si è constatato però che quello della formazione pratica era un aspetto non sufficientemente approfondito, né dall’ordinanza né dal piano di formazione. Volevamo che l’esperienza professionale diventasse parte integrante della formazione, in modo vincolante. Va detto comunque che, già prima della revisione, ci sono stati studi di progettazione che hanno preso l’iniziativa e offerto la possibilità di fare uno stage facoltativo in cantiere.

 

Susanne Schnell: puntando sulla digitalizzazione si mira a conferire maggiore attrattiva alla professione? Stando ai sondaggi, infatti, la giovane generazione ritiene la digitalizzazione un tema cruciale. Oppure si tratta semplicemente di una risposta alle evoluzioni che il settore vive?
Martin Stuber: Se questa evoluzione fa crescere l’attrattiva della professione tanto meglio. La ragione principale che ha spinto a introdurre la digitalizzazione è però il fatto che, ormai da tempo, i tool digitali fanno parte integrante della realtà professionale. Questi strumenti si sono fatti indispensabili, e i datori di lavoro richiedono sin da subito alle giovani leve di saperli utilizzare.

 

Susanne Schnell: Signor Brunner, signor Marti, dall’estate scorsa, le disegnatrici e i disegnatori sono formati in virtù della nuova ordinanza. Avete già potuto osservare qualche cambiamento tangibile?
Boris Brunner: Non esiste un giorno X a partire dal quale tutto cambia di colpo. Con la revisione volevamo soprattutto adeguare vari aspetti legati agli sviluppi che vive il nostro settore, in particolare nell’ambito degli esami finali. Ora la nuova ofor tiene conto del fatto che le aziende formatrici trasmettono alle persone in formazione diversi tipi di competenze. Ci sono ad esempio studi di progettazione che disegnano soprattutto in 2D, altri in 3D, e poi ce ne sono alcuni che lavorano già con il BIM. Ora, con il nuovo piano di formazione, si tiene maggiormente conto di questa varietà di approcci.
Urs Marti: Giusto, gli adeguamenti non avvengono nell’immediato, sono un processo continuo. Da noi in studio i processi di apprendimento sono strettamente legati ai mandati e ai progetti in corso. Ci sono tuttavia elementi a cui prestare attenzione, aspetti che rientrano nella formazione. Ed è per questo che il piano di formazione offre una panoramica con i contenuti formativi.

Susanne Schnell: quali attese riponete ora nella nuova ordinanza sulla formazione professionale di base?
Boris Brunner: Adesso si tratta di ultimare i documenti formativi e garantire delle buone basi. L’ordinanza e il piano di formazione definiscono la cornice, aiutando le aziende a comprendere con maggiore chiarezza che cosa insegnare alle persone in formazione, quando e come. Inoltre, la nuova ofor mette l’accento sui temi ambientali, dato che anche questo è un aspetto che, sul campo, negli studi di progettazione, dà sempre più filo da torcere.
Urs Marti: Per noi, come azienda formatrice, il piano di formazione è più importante dell’ordinanza. È una vera e propria linea guida per i nostri formatori. Sarebbe però opportuno, e mi auspico che avvenga, poter disporre di documentazione supplementare per aiutare ancora di più i formatori e gli altri collaboratori a mettere in pratica il piano in modo concreto, nella quotidianità professionale.

Susanne Schnell: ci sono forse degli elementi che, secondo voi, mancano ancora nell’ordinanza?
Urs Marti: Durante la revisione si è avuto il coraggio di lasciar da parte alcuni contenuti, anziché limitarsi ad aggiungerne di nuovi. Così, spontaneamente, non mi vengono in mente altri elementi che meriterebbero ancora di essere integrati. Dobbiamo più che altro esaminare costantemente e in modo critico cosa ci vuole ancora e cosa invece non ci vuole più.
Boris Brunner: Trovo positivo che l’ordinanza sia concepita come un documento dinamico, nel senso che sarà sempre possibile ampliare e ottimizzare alcuni dettagli. Anche i temi come la digitalizzazione e la sostenibilità sono in evoluzione. Ecco perché abbiamo bisogno di una cornice costantemente adattabile e malleabile.  

Susanne Schnell: ha parlato della dinamicità dei temi affrontati. Signor Stuber, in altre parole, fatta una revisione ci si ritrova a dover pensare subito a un’altra?
Martin Stuber: A questo proposito sono due gli aspetti di cui bisogna tenere conto. Il primo è quello formale, imposto dalla Confederazione. Si chiede infatti di verificare ogni cinque anni l’attualità dell’ofor e dei relativi documenti di attuazione. 
L’altro aspetto è il fatto che il lavoro della CSSPQ continua. Certo non più con lo stesso ritmo, ma l’obiettivo è quello di non aspettare che passino altri cinque anni prima di mettersi a rianalizzare la situazione. È importante che, tra una revisione e l’altra, si prendano in esame certi temi e se ne discuta. In questo modo, al più tardi trascorsi i cinque anni, si potrà decidere se una revisione parziale sia o no necessaria. Dunque, sì, fatta una revisione si pensa subito alla successiva.

Susanne Schnell: Signor Brunner e signor Marti, allora il vostro compito in seno alla CSSPQ non è terminato. Giusto?
Urs Marti: Sì, esatto. Il nostro ruolo consiste nel far confluire il sapere scaturito dalla pratica e nel valutare se occorrono adattamenti. Abbiamo il compito di sorvegliare la qualità della formazione professionale e questo deve essere un processo continuo.
Boris Brunner: Affrontiamo tematiche importanti sia per noi che per le associazioni che rappresentiamo. Anche se il lavoro è un po’ diminuito rispetto a un anno fa, in cui era davvero molto intenso, continuiamo come prima a discutere di vari argomenti e ad approvare documenti.
Urs Marti: Apprezzo molto che la SIA si impegni con così tanto entusiasmo nella formazione. Per garantire una buona progettazione e per costruire a regola d’arte ci vuole la collaborazione di tutti gli attori coinvolti – dall’ingegnere all’architetto, così come delle disegnatrici e dei disegnatori. E, non bisogna dimenticarlo: questo percorso rappresenta per tante giovani leve il primo passo per varcare la soglia del nostro settore.

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