Architettura al confine dell’astratto
Christian Hörler EMI Architekt*innen
Nei quartieri residenziali di Zurigo, la collaborazione tra EMI Architekt*innen e Christian Hörler intreccia architettura e arte in un dialogo silenzioso ma profondo. Gli interventi scultorei di Hörler, integrati nei progetti, trasformano la materia in narrazione visiva e spaziale.
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Installazioni nelle residenze Am Katzenbach III, Geibelstrasse, Obsthalde, Freihofstrasse, Zürich ZH
«Ogni giovane artista si trova oggi – in tempi evidentemente confusi – di fronte alla domanda “Cosa fare?”. Christian Hörler risponde a questa domanda tecnica ed etica direttamente facendo. Alla luce delle sue opere, mi vengono in mente termini che richiamano delle azioni: impastare, strofinare, girare, stratificare, curvare, piegare, collocare, premere, sollevare, rotolare, tendere, lanciare, [...], spalare, afferrare – e soprattutto scrivere». Così commenta Roland Scotti.
È proprio prestando attenzione al fare che andrebbe considerata la collaborazione tra lo studio zurighese EMI Architekt*innen e l’artista appenzellese; dopo una formazione come decoratore e intagliatore, Hörler intraprende la strada dell’arte e negli interventi qui presentati dimostra come la relazione tra arte e architettura possa trovare la sua realizzazione all’interno di un gioco sottile di rimandi materici e costruttivi.
I quattro interventi residenziali in questione si collocano in quartieri più o meno periferici di Zurigo. Rispetto ad essi i progetti di EMI lavorano senza clamore, spesso in continuità con le qualità urbane esistenti, senza accentuare in alcun modo l’influenza diretta del luogo sul progetto, quantomeno in termini morfologici o tipologici. Pur tuttavia vi è quasi sempre il tentativo di accordarsi al tono del quartiere, di entrare in risonanza con l’intorno. È all’interno di questo gioco di rimandi che si inseriscono le opere di Hörler. Ad Am Katzenbach III, i riferimenti architettonici alla città giardino in cui sono collocati i nuovi edifici vengono tematizzati e, all’interno di un processo di astrazione, diventano soggetto delle lastre in calcestruzzo decorate disposte in corrispondenza degli ingressi. Integrati nel disegno della facciata, i tre bassorilievi sono parte della costruzione, assemblati in cantiere al rustico, prima del montaggio della facciata ventilata in lamiera ondulata bianca. Grandi tappeti da esterno verticali di quattro tonnellate ciascuno, i blocchi in calcestruzzo realizzati da Hörler «crescono con l’edificio, ne sono parte»; decorati con figure ispirate alle geometrie dei tappeti mediorientali, contribuiscono a enfatizzare la relazione dell’abitazione con i giardini retrostanti, richiamando l’immaginario del paradiso terrestre tipico delle civiltà islamiche.
Come a Seebach anche negli altri interventi il ruolo dei lavori di Hörler è di richiamare il tema dominante del progetto, di descriverlo ai confini dell’astrazione. A Wipkingen, il progetto architettonico assume i caratteri di una sorta di piccola torre d’abitazione con le alte portefinestre piegate verso l’esterno, incorniciate da una trama ortogonale ottenuta alternando intonaco fine e rustico, all’interno della quale, sul prospetto verso strada, trovano posto le pannellature per l’areazione dei bagni. All’ultimo piano una di queste è sostituita da un bassorilievo di Hörler che risponde al ricamo delle fessure sottostanti con un bassorilievo astratto, una forma organica ottenuta con un nastro continuo di materia.
Ad Altstetten la lavorazione del calcestruzzo cambia ruolo. Hörler tesse in forma di baldacchini drappeggiati le due tettoie in corrispondenza delle entrate, completandole con elementi astratti che richiamano le sfere sommitali degli ingressi delle antiche dimore nobiliari italiane. Seppur in sordina, tutto ciò conferisce all’edificio, volutamente semplice e anonimo, un elemento scenografico, contrappunto materico alle facciate intonacate in accordo con le logge e i voltini delle finestre realizzati con elementi prefabbricati in calcestruzzo dalle forme plastiche vagamente brutaliste.
Nel complesso residenziale di Obsthalde si ripropone il medesimo gioco materico. Abbandonato il calcestruzzo, Hörler realizza bassorilievi di intonaco spruzzato portando avanti l’indagine sulle ripetizioni differenti. Come sostenuto da Anna Vetsch, qui ancor più che altrove, Hörler «è alla ricerca di un proprio linguaggio formale, determinato dal materiale e non da un’intenzione artistica predefinita». I rilievi di facciata fanno eco alle decorazioni tipiche delle case cooperative degli anni Quaranta, accentuando l’espressività materica progetto di EMI ottenuta attraverso l’impiego di elementi metallici colorati in associazione con logge in calcestruzzo prefabbricato e differenti tessiture di intonaco. Elementi plastici dalle forme organiche sono posizionati sui tetti a mo’ di comignoli.